Alfonso Signorini, tu di beati
le gazzette vaneggi, come un vitello
che sull’erba si sfianca; e ora a ’sti affetti
ti dai senza tregua, e non c’è cervello
che ne possa tenere il tracciato.
Chi s’affidi a te, s’accorgerà subito
che la tua opera è vuota come un sasso,
e delle parole hai sempre un cattivo uso,
perché sei un vanesio e uno sfaccendato.
Ti vieni a pavoneggiare in quel salotto,
come una farfalla, attaccato a ’st’idea
che a te tutto abbiano già perdonato,
ma la tua follia è più grande di te.
Tu che sei quasi una caricatura,
ecco il paradosso più buffo,
perché hai il cuore di una lumaca,
ma quello che sei è ben più basso.